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La newsletter #3: Liberati dalla gabbia dell'identità (lasciare andare il superfluo)

Eccomi da te con il terzo e ultimo appuntamento di questa serie di letterine di benvenuto alla newsletter. A proposito di scrittura, voglio condividere con te un pezzettino da un mio diario risalente al periodo in cui avevo appena finito il Teacher Training per diventare insegnante di yoga:

 

“Questo percorso mi ha fatto sentire una cipolla. Sono arrivata con i miei mille strati, senza sapere che mi appesantivano. A ogni lezione trasportavo il mio intero mondo – i miei strati, i miei vestiti – pensando che andando avanti avrei capito e avrei messo a posto quelle parti di me che ancora mi risultavano sconosciute. 

Poi un giorno è successa una cosa molto importante: ho smesso di desiderare di capire. Ho cominciato a sciogliermi, a lasciare andare, ad abbandonarmi. Mi sono spogliata di uno strato alla volta, la mia cipolla rotonda è diventata un ramoscello sottile con un cuore pulsante di vita. Non serviva altro; serviva solo essere nudi ed mettersi in ascolto.”

 

Una delle intuizioni più forti e significative di quell’esperienza si potrebbe riassumere con queste parole: non è che forse l’identità è una gabbia? Facciamo così tanti sforzi per “essere qualcuno”, per conquistare il nostro “posto nel mondo”... e magari poi va a finire che ci appesantiamo così tanto da non sapere più chi siamo. 

 

Trovo la metafora della cipolla molto calzante per descrivere un concetto della filosofia yoga che mi ha sempre affascinata moltissimo: il neti-neti. La parola neti è composta da na = no e iti = così, quindi:“non è così”. La formula raddoppiata del neti-neti potremmo tradurla con “non questo, né quello”. Può essere utilizzata come guida di un semplice ragionamento filosofico per rispondere alla domanda “chi sono?”. 

 

Se ci fermiamo a chiederci chi siamo, la risposta alla domanda è apparentemente semplice. Mi chiamo Martina, sono una donna di etnia x, mi occupo di y, mi piace fare z. Ti accorgerai anche tu che niente di quello che ho elencato mi definisce o mi distingue da altre migliaia di individui a cui potrei tranquillamente sovrappormi. E allora ecco il neti-neti: non sono né questo, né quello. Né il mio nome di battesimo, né il mio corpo, né il colore della mia pelle. Non sono il mio lavoro e non sono nemmeno i miei interessi. Non sono neanche la mia mente, né i miei pensieri. E allora cosa sono?

 

Lo yoga ha una risposta: ciò che sta al di sotto degli “strati” con cui normalmente definiamo la nostra identità ha un nome e si chiama Atman, il “Sé”. Atman è puro e in quanto tale non gli si può attribuire alcuna qualità. Atman è il cuore pulsante di ciò che sei e non può essere ridotto a un genere, un colore, un lavoro, un corpo. Atman è il Sé in continuità con Brahman, la coscienza universale, e quindi non separa, ma unisce, smascherando l’illusione dell’io come un’entità separata dal mondo.


 

Lo so, ti starai chiedendo dove cavolo voglio andare a parare. Neti-neti, portato all’estremo, è destabilizzante e nessuno (men che meno io) ti chiederebbe mai di privarti di tutti i tuoi punti di riferimento per trovare l’Atman. Non siamo monaci buddhisti né asceti e per noi Yoga deve essere uno strumento per vivere meglio, non per fare filosofia spinta. Tuttavia voglio invitarti a sperimentare il tuo neti-neti, a chiederti chi sei e a verificare tu stessə che forse l’identità che ti sei faticosamente costruita è diventata più una gabbia che una modalità per stare al mondo. 

 

Forse (e sottolineo forse) l’identità ti sta schiacciando

Forse gli strati di cui ti sei ricopertə sono troppi e iniziano a pesare sulle tue spalle. 

Forse potresti decidere di lasciare andare qualcosa. 

Forse alcune di quelle cose che ritieni parte della tua identità in realtà non ti servono. 

Forse, in virtù della tua presunta “identità”, ti stai privando della possibilità di fare altro, di essere altro, di sperimentare

Forse devi imparare a dis-identificarti per trovare te stessə.

 

Il forse qui non si può omettere, perché tutto dipende dal tuo sentire. Lo yoga non impone vie da seguire, non è una religione. Non ci sono dogmi o regole ferree perché tutto parte dall’ascolto di sé. Magari stai benissimo così e i tuoi strati vuoi tenerteli tutti, perché cavolo, te li sei costruiti con le unghie e con i denti. E va bene così. Ma se scavando dentro di te senti che c’è qualcosa di cui alleggerirti, forse è il momento giusto per farlo.  



 

Praticare yoga ci permette di partire dal lavoro sul corpo per individuare i processi mentali che causano sofferenza. È un processo che, attraverso l’integrazione tra respiro e movimento, ci aiuta a lasciare andare e ad alleggerirci. A conoscere i nostri pensieri e a riconoscere le emozioni che li generano. Per questo nei miei corsi ci tengo tantissimo a sottolineare che lo yoga NON è solo asana, solo sequenze, solo corpo, ma è un lavoro a 360 gradi sul sistema mente-corpo (non per niente ho deciso di chiamare il mio corso di yoga online proprio “Yoga 360”!). 

 

All’interno del corso c’è un intero modulo sul tema di questa newsletter: liberarsi dall’identificazione, disidentificarsi per rendersi liberi. Puoi leggere il programma completo qui

 

Se senti il bisogno di iniziare un percorso nello yoga o approfondire la tua pratica, io sono super felice di mettere a disposizione la mia esperienza per accompagnarti in questo viaggio. Se lo desideri, puoi prenotare una lezione di prova gratuita online o in presenza a Roma. Puoi dare un'occhiata agli orari disponibili e prenotare il tuo posto tramite il link qui sotto:



 Se hai provato l'esercizio filosofico del neti-neti e ti va di condividere un pensiero a riguardo, fammelo sapere. Ti leggo e rispondo super volentieri. 

 

Da questo momento le letterine quotidiane si concludono qui e mi troverai nel tuo inbox (se tutto va bene) all'incirca una volta al mese. Spero che tu abbia piacere di rileggerle anche più in là, prendendoti un po’ di tempo per te, e che queste tre letterine ti siano state d’aiuto e d’ispirazione per cominciare a liberarti di qualcosa e alleggerirti, un respiro alla volta.

 

In ogni caso, se sei arrivatə fin qui, GRAZIE. Grazie di cuore. 

 

Ci vediamo presto con la prossima letterina. Intanto, prenditi cura di te.

 

Namasté,

Martina

 
 
 

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