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La newsletter #6: la chiave dello yoga è esserci

Nella scorsa newsletter accennavo al fatto che ho ripreso a scrivere. Scrivo della mia pratica, trasferisco sensazioni e pensieri che emergono sul tappetino in una forma “permanente”, che possa aiutarmi a tracciare un percorso, a sciogliere dei nodi, a mettere insieme i mezzi che ho a disposizione per conoscermi sempre meglio. 

 

Yoga e scrittura sono due processi molto diversi: è diversa la forma, è diverso il metodo. C’è però un piano comune che è quello dell’osservazione, dell’analisi, dello studio di sé (in sanscrito, Svādhyāya): nell’uno osserviamo attraverso il corpo, nell’altro attraverso la parola. Non voglio proporre facili analogie, voglio piuttosto ragionare su come possiamo integrare strumenti di crescita diversi per trovare il nostro personalissimo modo di venire a patti con noi stessi, dialogare con noi stessi, guardarci dentro per trovare in noi le risorse necessarie per la nostra evoluzione come individui che devono affrontare la complessità del mondo senza perdere il focus su di sé e sul proprio viaggio interiore. 

 

Integrare nuovi strumenti nel mio percorso è stato anche il motivo per cui negli ultimi mesi ho iniziato ad interessarmi di astrologia, una scoperta sorprendente dalla quale sto già attingendo risorse e chiavi di lettura che mi stanno regalando una prospettiva nuova sulla relazione tra l’individuo e il macrocosmo in cui si muove (e da brava secchiona, potevo io esimermi dall’approfondire questa passione nascente con tante nuove letture?). 



Scrittura, lettura, yoga, astri: ecco gli ingredienti che mi hanno fatto compagnia nella prima parte di queste vacanze. Lo scenario non sarebbe potuto essere più splendido: ti sto scrivendo infatti dalla nave che mi riporta a Roma dalla Sardegna, una terra ricca di suggestione che ho amato anche al di là dell’ovvia bellezza delle spiagge bianche e delle acque cristalline. In Sardegna ho sentito il bisogno di ritagliarmi degli spazi per mettere nero su bianco i miei pensieri.

 

È stato quasi immediato il paragone con la mia terra, la Sicilia, dove tornerò tra qualche giorno (il tempo di fare le lavatrici e prendere il gatto) per trascorrere le prime settimane di agosto: l’isolamento, la separatezza intrinseca dell’essere isola, i molti modi in cui queste terre vengono sfruttate, svuotate delle loro risorse, rese inospitali per i loro stessi cittadini, l’esodo che questo comporta, la difficoltà di tornare (anche fisicamente, visti i costi spesso proibitivi) e di rimettere radici. 


E così ho scritto di questo; ho scritto le mie impressioni e ho reso questo viaggio un’occasione di auto-esplorazione più che una vacanza al mare. E oggi, in una newsletter un po’ diversa dal solito, voglio condividere alcune di quelle pagine qui con te. 



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Viaggio di andata, Mar Tirreno

Il colore del mare mi era mancato come l’aria. Quell’azzurro non esiste da nessun’altra parte, neanche nel cielo primaverile di Roma che tanto amo.

 

Non so se mi sentirò mai completa, non so se mi sentirò mai a casa. Non so se quello che il mio cuore cerca in realtà non esiste, se è solo un’idea distorta dalla nostalgia. 

 

Comunque al mare rinasco. So già che sarà difficile andarmene. Eppure voglio imparare a ricreare quel senso di pace e di completezza ovunque io sia. Non è forse questo il senso dello yoga?

 

Solanas, Sud Sardegna

Il mare mi riporta al sacro. Quando nuoto non esisto, e allo stesso tempo sono più viva che mai. Non esiste l’io in quel tempo sospeso.

 

La natura cangiante del mare mi insegna ad accettare; mi insegna a mettere da parte le aspettative e soprattutto mi insegna a non oppormi, a non voler cambiare ciò che non vuole essere cambiato.

 

Mi insegna ad accettare anche la mia stessa mutevolezza, che tanto mi ha fatto soffrire in passato. Perché non sai decidere chi vuoi essere? Per tutta la mia vita adulta mi sono tormentata con questa domanda senza mai riuscire a darmi una risposta. La risposta non esiste, o meglio, è quella stessa accettazione della mutevolezza, del cambiamento, e allo stesso tempo? il saper riconoscere che nella loro natura più profonda le cose non cambiano. 

 

La risposta che mi dà il mare e che mi dà anche lo yoga è: accetta questo paradosso. Quando avrai accettato davvero troverai quiete. 

 

Quanto sono vicina a quella quiete non lo so. Ma so riconoscerla. Ed è già qualcosa di enorme da sapere.

 

Orosei, Ogliastra

Lasciare andare le aspettative.

Non idealizzare.

Godere del momento. 

Esserci. Poche distrazioni. 

Presenza.

 

Queste sono le parole e le frasi che mi girano in testa mentre giriamo su e giù per l’isola. L’ho idealizzata tantissimo poi basta parlare 10 minuti con le persone per rendersi conto che non c’è niente di ideale. 

 

Come la mia isola, del resto.

Esistono luoghi che mantengono intatta la loro magia agli occhi di chi li abita? Io non mi so dare una risposta. Se tornassi in Sicilia, avrei le stesse inquietudini di adesso? A smettere di idealizzare e voler essere onesta, credo proprio di sì. Non credo che la mia mente mi darebbe tregua.

 

La verità è che si tratta continuamente di trovare un equilibrio, e di ritrovarlo con tutti i mezzi che si hanno a disposizione quando lo si perde. Per me questo mezzo è la pratica, ma è soprattutto l’amore per me stessa che provo a coltivare ogni giorno in ogni modo possibile.



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Godere del momento. Esserci. Poche distrazioni. Presenza. Parole che insieme hanno formato una specie di sankalpa per questo viaggio, un’intenzione che mi sono portata dietro da sud a nord, nei chilometri percorsi in auto, nelle nuotate e nei momenti dedicati alla mia pratica all’aria aperta. Lo yoga mi ha regalato il miracolo della presenza: quando sei presente, non rischi che il mondo ti sfugga di mano. Lo vivi, lo assapori. Non importa quanto spettacolari siano le esperienze che fai: non è una questione di quante cose fai o di quanti posti visiti.

 

Ovunque io sia, ogni giorno imparo a vivere quello che sto facendo, momento per momento, e ad apprezzare. Esserci è la chiave dello yoga, è il motivo per cui il punto quando pratichi Asana non è fin dove arrivi a spingere il tuo corpo per entrare in questa o quella posizione, è sviluppare quella sensibilità che ti porta a sentirti, a vivere il qui e ora, ad abbandonare il velo di pensieri che la mente iper-razionale ti mette continuamente davanti agli occhi, rischiando di renderti cieco.


Te l’ho detto nella scorsa newsletter e te lo ripeto anche ora. Ad agosto, vivi. Sii presente. Nessuno è qui a dirti che sia facile e che basta volerlo: lo sai che non sono affatto una fan del volere è potere. È piuttosto un impegno con se stessi in cui è naturale che ci siano distrazioni, ripensamenti, dimenticanze, ribellioni. Il mio maestro di yoga diceva che la mente è violenta e credo proprio che avesse ragione. Ci vuole pazienza, ci vuole pratica. Non bastano gli strumenti razionali, non basta il linguaggio, non basta analizzare. La pratica è ancora la risposta, per lo meno la mia. Magari pian piano sarà anche la tua. 

 

Ci vediamo a settembre. Buona pratica e buone vacanze 💛

 

Namasté,

Martina

 
 
 

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