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La newsletter #1: Liberati dal rumore di fondo (coltivare il silenzio)


Ciao yogin,

Ti do il benvenuto in questa newsletter che parlerà di yoga, salute mentale, social media, emozioni, relazione con noi stessi. Ti spiego in breve come funzionerà. Dal momento dell'iscrizione riceverai una mail al giorno per 3 giorni (questa è la prima), dove troverai degli spunti di riflessione che spero ti siano d'ispirazione. A seguire, mi riceverai nella tua casella una volta al mese circa, se sarò brava. Io e la costanza non siamo particolarmente amiche, ma un po' con l'età e un po' con lo yoga lo stiamo diventando. Come ripeto sempre a chi pratica con me, vogliamo essere flessibili prima con la mente che con il corpo e se qualche letterina salterà, mi capirai. La vita è così imprevedibile e io, che per indole vorrei sempre controllare tutto, ho imparato ad accettare che va bene così. Magari non ci sarò proprio tutti tutti i mesi, ma quando lo farò sarà perché ho davvero qualcosa da dirti.

 

Ho creato questa newsletter per egoismo, mi viene da dire. Da un po’ di tempo sentivo il bisogno di prendermi più spazio per parlare con te cuore a cuore senza dovermi preoccupare di stare nei tempi e negli spazi veloci ed effimeri di instagram, delle stories, del consumo distratto e impalpabile dei social. Non ce la facevo più ad adeguarmi: chi mi conosce sa che il dono della sintesi non mi appartiene.

 

Ed è proprio di spazi, vuoti e da riempire, che ti voglio parlare in questa prima letterina. Oggi e nelle due a seguire parleremo di qualcosa di cui pian piano vorrei che imparassi a liberarti per vivere meglio e alleggerire la mente.

 

È incredibile quanto negli ultimi anni sia cambiato completamente il nostro rapporto con il silenzio, la noia, il non fare niente. Ma è proprio nei cosiddetti “momenti morti” che nascono la creatività, le idee, e soprattutto lo spazio per coltivare il dialogo interiore. Da quando abbiamo sviluppato un rapporto così viscerale con i social non siamo più abituati a quei momenti; tendiamo a riempire ogni spazio vuoto con una serie letteralmente infinita di stimoli (stimoli che però non ci attivano, ma anzi ci rendono ancora più passivi e finiscono per farci sentire svuotati ed esausti).

 

Io stessa non sono affatto immune a questo flusso di stimoli: stare nel vuoto e nel silenzio fa paura anche a me. Eppure riconosco che è lì, in quei pochi spazi vuoti rimasti, che mi trovo e riesco a riappacificarmi con me stessa. E in questo yoga e meditazione sono fondamentali perché mi permettono di coltivare un vuoto che in realtà è pienezza, è connessione, è intimità, è esplorazione interiore. Soprattutto per chi non riesce a stare mai fermo, sono strumenti potentissimi e in grado di rimetterci in relazione con noi stessi al di sopra di tutto il rumore di fondo con cui zittiamo le nostre paure, il nostro “lato oscuro”.

In un mondo che si muove così vorticosamente, un mondo dove più che mai “chi si ferma è perduto”, fermarsi e rallentare il ritmo è un atto quasi rivoluzionario. Respirare è un atto rivoluzionario. Ristabilire la connessione con noi stessi è un atto di coraggio, perché non sempre quello con cui ci confrontiamo ci piace. Non siamo sempre “la versione migliore di noi stessi”, ed è difficile ricordarsene quando il rumore di fondo è così incessante e quando sembra che gli altri abbiano vite così favolose, ricche di eventi, produttive. Ma ricorda che questa NON è la realtà e riempire il vuoto per non sentire non è la soluzione.

 

Ti lascio quindi con un piccolo esercizio che può aiutarti a coltivare l’introspezione, a rivolgere la tua attenzione dall’esterno verso l’interno, a spegnere il rumore di fondo e concentrarti sull’unico suono che ti serve davvero ascoltare per stare bene: il suono del tuo respiro.


 

Siediti nella posizione più comoda che riesci a trovare (dovrai mantenerla per almeno 3-5 minuti). Puoi sederti su una sedia, sul divano o anche per terra, l’importante è che la schiena possa rimanere distesa e stabile. Se può aiutare, all’inizio puoi anche eseguire l’esercizio da sdraiatə. Osserva il tuo respiro spontaneo, così come entra ed esce dalle narici. Riesci a descrivere la qualità del tuo respiro? È lento o veloce? Regolare o irregolare? Lo senti più nella pancia o nel torace? Adesso immagina di disegnare un quadrato con una matita. I quattro lati del quadrato corrispondono ognuno ad una fase specifica del ciclo respiratorio. Inspira contando fino a 4 (conta più o meno lentamente in modo che la durata ti risulti sostenibile). Adesso trattieni l’aria, sempre contando 4 tempi. Poi espira, sempre per 4. Infine trattieni ancora l’aria per altri 4 tempi. Hai disegnato il tuo quadrato. Continua per 6-8 ripetizioni: ti sentirai subito più calma, centrata, radicata. E tutto grazie al silenzio e all’ascolto interiore.

L'esercizio sopra si chiama “respirazione quadrata” ed è un semplice pranayama. In sanscrito, prana significa “respiro, soffio vitale”, e yama “controllo, direzionamento”. Lo potremmo quindi tradurre con “controllo del respiro”.  È composto da una serie di tecniche che fanno parte della pratica yoga e servono ad armonizzare mente e corpo, purificarsi e prepararsi alla meditazione. Puoi utilizzare la tecnica che ti ho appena descritto ogni volta che ne senti il bisogno quando avverti la mente inquieta e instabile.


Io ti ringrazio per essere arrivatə fino a qui e spero che questa lettura ti sia stata utile. Arrivo domani con un nuovo tema della serie “cose di cui liberarti”: i condizionamenti altrui. Non vedo l’ora di parlartene. Se ti va di condividere un pensiero o un commento, ti leggo con gioia.

 

Namasté,

Martina

 
 
 

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