La newsletter #7: vacillare è la base della conoscenza di Sé
- Martina Carrubba
- 2 apr
- Tempo di lettura: 4 min
Arrivo nella tua casella che siamo già a quasi a fine mese perché settembre non sarebbe settembre se non fosse denso come in effetti si è rivelato anche quest’anno. Per me è stato denso di lavoro, progetti che prendono vita e altri che si chiudono (sono in dirittura d’arrivo con il master annuale in Yogaterapia, che si chiude, per l’appunto, a fine settembre), oltre ovviamente a un nuovo ciclo di lezioni online e in presenza.
Per non farci mancare niente, è stato poi il mese dei matrimoni: ebbene sì, sono ufficialmente entrata in quella fase della vita in cui le estati sono scandite dalle nozze degli amici e dai viaggi annessi. Tra un weekend in Toscana e uno nelle Langhe, oltre a pianificare la mia nuova annata yogica sono stata in giro per l’Italia per gioire insieme agli amici di vecchia data, celebrando le loro unioni, le vite che si trasformano, gli anni trascorsi lontano e senza sentirsi per mesi per poi ritrovarsi a festeggiare insieme come se non fosse passato neanche un giorno.
È dal treno che mi riporta a Roma che sto scrivendo questa newsletter, ancora nel pieno del mix di emozioni che mi hanno attraversata negli ultimi giorni, dal magone del “come passa il tempo” alle lacrime di gioia nei momenti più disparati e random che mi fanno sempre pensare a quanto preziosa e incredibile sia questa vita, con tutto il corollario annesso di difficoltà, dolore, incertezze in grado di far vacillare anche l’anima più ottimista e fiduciosa.
Il punto è questo: vacillare non solo è possibile, ma è necessario. Serve, e quanto serve. Non so dirti quante volte mi danno e mi rimprovero perché “non sto vivendo a pieno”, perché “non sono in grado di apprezzare” e di “essere grata alla vita” in tutta la sua complessità e in tutte le sue sfumature. Ma la vita non è sempre una passeggiata di meraviglia, e cosa meglio di un matrimonio può ricordarci di quante difficoltà vadano affrontate per restare a galla? Una relazione duratura è costellata di momenti così preziosi da rimanere incastonati nella memoria per sempre così come di crisi, incompatibilità, tensioni, fatica. La vita stessa funziona così. La relazione con noi stessi idem. Un giorno ti vuoi un gran bene, il giorno dopo non riesci a trovare un singolo aspetto di te che non detesti. Capita anche a te?
Vacillare. Essere fragili. Non sentirsi al top. Provare disamore e disconnessione da se stessi e dagli altri. La vita è fatta anche di questo e a volte me ne dimentico, perché io “faccio yoga”, io “mi conosco”, io “mi ascolto”! Come posso provare emozioni così odiose?
Ecco, questo è forse uno dei più grandi misunderstanding legati allo yoga e alla spiritualità in cui più volte sono caduta e cado io stessa: il pensiero positivo, l’idea che ciò che non rientra nel ventaglio dello stare bene e della gratitudine sia da bandire, relegare in un angolino buio e dimenticato della mente, per poter restare indisturbati in compagnia delle sole “good vibes”, perché questo è quello che farebbe una persona dedita alle pratiche spirituali, una persona che, per citare un vecchio saggio che noi millennials amiamo moltissimo, sappia trovare la felicità “anche negli attimi più tenebrosi… se solo ci si ricorda di accendere la luce”!
Sarebbe bello poter inscatolare tutta l’emotività che il nostro cervello reputa brutta e cattiva in un angolino lontano da tutto e da tutti, ma ahimè non funziona così. E anche noi che siamo dediti a costruire “la versione migliore di noi stessi” dobbiamo farci i conti. Soprattutto, facendo pace col fatto che la spiritualità NON è il pensiero positivo. Prima che approdasse in Occidente, lo scopo ultimo dello yoga non è sempre stato il benessere, ma la conoscenza (Jñāna). È per questo che durante le mie lezioni tendo spesso a sottolineare l’importanza di ascoltare TUTTO ciò che emerge nel corso della pratica, a livello corporeo, sensoriale ed emotivo. È per questo che non mi sentirai mai dire “lascia da parte i pensieri negativi”, perché quello che il nostro cervello cataloga come “negativo” ha da insegnarti tanto - e probabilmente più - di quanto non lo facciano i buoni sentimenti.
Quando vacillo, la prima reazione che provo è il senso di colpa. Quando le cose si fanno insopportabilmente complicate o dolorose, non di rado mi sento inadeguata. Credo che capiti a tutti, ma per un’insegnante di yoga può essere molto difficile da accettare. Poi mi ricordo che vacillare è la base della conoscenza (anche di quella scientifica: è vacillare che insinua il dubbio che, a sua volta, dà la spinta per indagare oltre i limiti del visibile) e che nessun percorso spirituale è possibile né veritiero se non è accompagnato da una forte volontà di conoscer-si, di essere consapevoli, di mettersi in ascolto per poter accedere a quella consapevolezza senza la quale non può esserci crescita né scoperta. Il Sé rimane nascosto sotto quella spessa coltre di pensieri, reazioni, etichette della mente, identità fittizie, dualismi: ma non è ignorandoli che si fa spazio al Sé.
E quindi il mio invito per settembre è quello di ascoltare e accogliere i anche le “emozioni negative” (ci siamo capiti: le virgolette in questa newsletter erano d’obbligo). E laddove incontri il senso di colpa perché non stai incarnando “la versione migliore di te”, ricordati che anche il senso di colpa ti sta dicendo qualcosa di importante. Fermati a chiederti cosa ti sta comunicando, e perché. Non fossilizzarti sull’idea di superarlo a tutti i costi: impara a rimanere nel dolore, a farti attraversare da quello che provi: solo così sarai pronta a lasciare andare.
Non ignorare, né negare: sono frasi che ripeto spesso, a lezione. Ora sai perché.
L’autunno sembra essere fatto per fare introspezione. Le giornate si accorciano, iniziano ad arrivare i primi freddi. Temo che ormai sia diventata ufficialmente la mia stagione preferita. Spero che questa newsletter ti abbia fatto compagnia e abbia risvegliato anche in te la voglia di riscoprirti in tutte le tue sfumature.
Ti abbraccio e ti aspetto sul tappetino, come sempre.
Namasté,
Martina
Comments